Sant’Ambrogio
Ultima modifica 28 dicembre 2023
La chiesa di Sant'Ambrogio è un edificio religioso di Morazzone. Edificata tra il 1814 e il 1817, è dedicata a sant'Ambrogio ed è sede di parrocchia. Dalla documentazione risulta che, intorno al 1810 il parroco don Francesco Pesenti, riteneva fosse necessaria la costruzione di una chiesa più capiente rispetto a quella già edificata di S.Maria e ne affidò la progettazione all'architetto Simone Cantoni.
La parrocchia di Sant’Ambrogio
La prima attestazione della parrocchia di Morazzone risiede nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, un codice del XIII secolo custodito nella Biblioteca Capitolare del Duomo di Milano che menziona, in relazione al nostro territorio, le chiese di Santa Maria Madre, Santa Maria Maddalena e San Pietro; la mancata citazione di Sant’Ambrogio è stata attribuita al fatto che l’ignoto compilatore occupatosi, a inizio Trecento, della riorganizzazione del materiale di Goffredo da Bussero potrebbe aver voluto destinare la trattazione delle chiese dedicate al Santo all’interno di un secondo volume, purtroppo non pervenutoci.
Una testimonianza più concreta proviene dalla Notitia Cleri Mediolanensis del 1398, un codice riguardante le rendite economiche delle parrocchie che cita espressamente una capella de morenzono.
Nel ‘400 un atto di investitura di beni conferma la presenza in paese di un rettore residente, in sostanza il primo parroco di cui si abbia notizia: il documento, datato 21 ottobre 1454, nomina il sacerdote Cristoforo Castiglioni e qualche anno più tardi (nel 1487) un altro atto segnala un Giovanni da Besnate di Morazzone come nuovo rettore di Sant’Ambrogio.
Dopo un’ulteriore attestazione contenuta nel Liber Seminarii Mediolanensis del 1564 in cui si fa riferimento a una capella di Sant’Ambrogio nella pieve di Castelseprio, i cambiamenti maggiormente rilevanti a livello di parrocchia si collocano nel XX secolo quando, in base alla revisione della struttura territoriale della diocesi negli anni ’70, la nostra circoscrizione passa dalla pieve di Castelseprio in Carnago e vicariato foraneo di Carnago al decanato di Varese ed infine, con decreto del 2 maggio 1974, al decanato di Azzate.
Chiesa di Sant’Ambrogio
Le prime informazioni riguardanti la struttura della chiesa di Sant’Ambrogio si trovano nella relazione della visita pastorale di Padre Leonetto Clivone, compiuta nel 1566 dietro ordine del Cardinale Carlo Borromeo: definita antiqua, era lunga 13 metri e larga 4, aveva due porte, un altare, il battistero e un campanile con solo due campane; le murature erano in uno stato di progressivo deterioramento e difatti, nel 1570, il Borromeo ne ordinò l’abbattimento in vista della fondazione di una nuova parrocchiale.
Una breve nota in un elenco di beni immobili stilato il 6 dicembre 1572 conferma l’inizio dei lavori (è principiata una chiesa per ordinazione de Mons. Ill.mo) e i risultati si vedono nel 1606, all’epoca della visita di Federico Borromeo: lungo 15 metri e largo 7,5, l’edificio è ora dotato di tre altari, due cappelle laterali dedicate alla Vergine del Rosario e a Santa Caterina, due porte d’accesso, cinque finestre e all’esterno, sul lato sud, è ubicato anche il cimitero; manca ancora la sacrestia e per questo il Cardinale ne sollecitò la costruzione il prima possibile.
Nel 1747, durante la visita pastorale del Cardinal Pozzobonelli, la situazione generale della struttura non registra veri e propri cambiamenti radicali ma si possono comunque annotare l’edificazione del nuovo campanile distaccato dal corpo principale, la tanto sospirata sacrestia e, lungo il lato sud, un locale usato come ripostiglio per le varie suppellettili; il cimitero esterno è stato poi regolarizzato e ad esso adiacente, lungo il lato meridionale, è stato eretto un ossario con una facciata ornata da dipinti.
Solo alcuni anni dopo, nel 1785, il parroco Antonio Francesco Sormani giudicò la capienza della struttura inadatta per la popolazione (ormai intorno alle mille anime) e così si decise ancora una volta di procedere con la fabbricazione di un nuovo edificio.
Il progetto venne affidato a Simone Cantoni, noto architetto ticinese di formazione neoclassica: la sua idea prevedeva una chiesa a croce greca, lunga 32 metri, larga 24 e alta 18, comprensiva di presbiterio, aula, abside e sacrestia mentre a causa della mancanza di fondi furono omessi il peristilio, un’altra sacrestia e forse un secondo campanile.
I lavori durarono dal 17 novembre 1814 fino all’ottobre del 1818 e il 18 dello stesso mese la nuova chiesa venne benedetta dal parroco Pesenti: mancavano ancora gli ornamenti, l’apparato decorativo e soprattutto la consacrazione ufficiale, avvenuta soltanto il 26 gennaio 1905 per mano dell’Arcivescovo Andrea Carlo Ferrari.
L’aula
Sopra l’aula si staglia l’imponente cupola decorata nel 1893 da Francesco Lieti con i simboli del Tetramorfo; nell’arco sopra l’ingresso vi è un Sant’Ambrogio in gloria e nei due laterali si vedono degli angeli con cartigli dedicati allo stesso Santo e alla Madonna del Rosario mentre fregi, emblemi e decorazioni sono opera del pittore Rossi di Tradate.
I pulpiti, risalenti al 1894, sono stati realizzati da Carlo Antonini di Milano e ospitano tre riquadri lignei rappresentanti scene della vita di Gesù in altorilievo.
Lungo il percorso si snodano le 14 litografie a colori della Via Crucis con cornici a foglia d’oro, acquistate nel 1856 e benedette il 26 agosto del 1890.
Le vetrate di quest’area raffigurano Sant’Ambrogio che caccia Teodosio (del 1937), il Sacro Cuore, San Giovanni Bosco (entrambe del 1938) e la Madonna di Czestochowa (1991).
L’altare maggiore
L’altare maggiore, progettato dallo stesso Cantoni, durante le principali solennità viene abbellito da un paliotto di metallo cesellato e da un parato d’altare costituito da sei candelieri, una croce e quattro busti di santi argentati (Ambrogio, Carlo Borromeo, Agostino e Apollinare).
Gli affreschi del coro sono stati realizzati da Francesco Lieti nel 1893 e hanno come soggetto le tre virtù teologali: al centro la Fede, a sinistra la Speranza e a destra la Carità; sempre opera del pittore è l’affresco della Glorificazione del Santissimo Sacramento visibile nella volta a botte sopra il presbiterio; fregi e ornamenti, come nel caso dell’aula, sono stati curati da Rossi di Tradate.
Le vetrate del coro, realizzate da Mario Rossetti di Milano, sono del 1935 e contengono immagini di simboli eucaristici.
I fratelli ebanisti Porretti hanno donato nel 1896 la sede presbiterale in noce, mentre il coro ligneo è stato fabbricato nel 1911 dal signor Galli di Inverigo; in noce è anche la mensa d’altare, risalente ad inizio ‘900 e in origine sita nella cappella del vecchio oratorio di San Luigi.
L’organo novecentesco è invece opera della ditta varesina di Cesare Bernasconi e di suo figlio Giovanni.
L’altare della Beata Vergine del Rosario
Ubicato lungo il lato sinistro dell’aula, l’altare è stato costruito nel 1831 e nel 1872 è stato ornato da 15 tondi dipinti da Giovanni Valtorta raffiguranti i misteri del Rosario.
Al centro si erge la statua della Vergine, donata nel 1937 dalle sorelle Alfonsina e Giuseppina Mazzucchelli.
Nelle solennità l’altare viene adornato con quattro busti di santi (Barnaba, Ambrogio, Carlo Borromeo e Agostino), teche dorate e le relative reliquie donate nel 1821 da Lorenzo Castiglioni e autenticate dalla Curia di Milano.
L’altare dei Santi Ambrogio e Carlo
L’altare, decorato da quattro busti di santi nelle solennità (Ambrogio, Carlo Borromeo, Francesco di Sales e Alessandro Sauli), è dominato dal grande dipinto a olio su tela di Giovanni Battista Bertini rappresentante Sant’Ambrogio e San Carlo in adorazione della Croce del Santo Chiodo; in alto due angeli reggono la Croce con la reliquia del Santo Chiodo e sullo sfondo si intravede una costruzione architettonica forse identificabile con il Duomo di Milano.
La cappella di San Giuseppe
Costruita nel 1924, la cappella è stata progettata dall’architetto Angelo Caravati e ospita la statua di San Giuseppe, acquistata nel 1901 a Monaco di Baviera e in origine posta nell’attuale sacrestia; l’altare, sempre del Caravati, è in marmo bianco di Trani.
La decorazione comprende l’arco con il battesimo di Cristo del pittore Cesare Marelli e l’affresco con la morte del Santo opera del torinese Luigi Morgari.
Il fonte battesimale, in marmo d’Arzo, è coevo alla costruzione della chiesa ed è sovrastato da un mobile ottagonale in noce con cupola in radica, acquisto dei fratelli morazzonesi Poretti; il cero pasquale, comprato nel 1895, è di stile neoclassico.
La cappella della Madonna delle Grazie
La cappella, edificata nel 1897, include sei candelieri con croce, quattro statue (il Sacro Cuore di Gesù, Sant’Agnese, San Francesco e la Madonna di Fatima) e la porzione di affresco al centro dell’altare che dà il nome a quest’area: di autore ignoto, l’opera ritrae una Madonna col Bambino incoronata da due angeli; in alto vi sono due stemmi nobiliari e sullo sfondo una costruzione architettonica rassomigliante a un castello.
Non si conosce la datazione dell’affresco, ma esso doveva probabilmente essere già parte del programma iconografico della chiesa precedente a quella seicentesca ed è una testimonianza della forte devozione che la popolazione locale nutre nei confronti della Vergine.