Museo della Sacrestia

Ultima modifica 28 dicembre 2023

La Sacrestia si compone di tre ambienti che, edificati in periodi storici diversi, raccontano un pezzo di storia del Comune.

La sacristia della parrocchiale di Sant’Ambrogio è formata da tre ambienti: il primo, posto dal lato del vangelo, corrisponde alla sacristia coeva all’edificazione della chiesa ottocentesca e ospita l’imponente armadio in noce e in radica di noce del ‘700  dove vengono conservati i paramenti, gli arredi, i vasi sacri e due confessionali che 
sono stati ricavati all’interno del suo spessore.

Il secondo locale, di più ampie dimensioni, è stato costruito nel 1907 come oratorio per la catechesi degli uomini ed è qui che era posizionata la statua di San Giuseppe. Lungo una delle pareti sono disposti degli armadi che accolgono gli antichi paramenti (databili tra il XVII e il XX secolo) e un ulteriore armadio in noce della metà del ‘700 che custodisce un baldacchino processionale in seta rossa con decori policromi e fili d’oro di squisita manifattura. 
Sul lato opposto si trovano le vetrine del museo propriamente detto nelle quali si  possono ammirare reliquari e oggetti liturgici di varia funzione, ancora oggi usati nelle cerimonie religiose e databili fra il XIV e il XXI secolo. Sulle pareti sono poi esposte tre tele di anonimi pittori del XVI secolo raffiguranti un San Filippo apostolo, un San Matteo apostolo e un San Matteo evangelista mentre un quarto dipinto ha come soggetto il Battesimo di Cristo. 
Il fulcro della collezione è l’affresco di Sant’Ambrogio (uno strappo su tavola ricollocato sui resti dell’originale) posto sulla spalla di muro risalente alla struttura della vecchia chiesa seicentesca: inizialmente considerato come semplice prodotto di un “Anonimo pittore del XVII secolo”, è stato in seguito attribuito da Jacopo Stoppa proprio a Pier Francesco Mazzucchelli detto “Il Morazzone” in base al raffronto con un’opera certamente autografa come il San Carlo in Gloria di Borgomanero. 
I due dipinti condividono infatti la stessa idea compositiva che vede il Santo in primo piano circondato da quattro angeli e di questi, quello in alto a destra, risulta speculare e quasi sovrapponibile; altre spie stilistiche come il vestiario e la mano destra alzata sembrano poter confermare l’assegnazione al Mazzucchelli che, in ogni caso, potrebbe aver affidato alla sua bottega il compito di completare l’affresco, per il momento databile solo attraverso il termine post quem del 1606 dovuto al resoconto della visita pastorale di Federico Borromeo attestante la rinnovata costruzione della chiesa. 

Il terzo e ultimo locale di cui si compone la sacristia è invece privo di rilevanti 
peculiarità storico-artistiche e viene utilizzato prevalentemente come deposito. 

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